lunedì 4 maggio 2020

La filosofia di Husserl






In Husserl si trova la critica, poiché egli denuncia la crisi di valori del mondo occidentale, relazionandola con la perdita di senso della scienza, al tempo ormai incapace di proporre risposte e soluzioni ai quesiti basilari dell' esistenza.
Husserl dedica interamente la sua vita allo studio, egli infatti confessa di non aspirare agli onori a o alla fama, al contrario perseguita nella propria indagine l' ideale della chiarezza:
                               "non posso vivere senza chiarezza."

Sin dall' infanzia questo filosofo matura forte interesse e curiosità per gli studi scientifici, in particolare per la matematica. Si orienta poi verso gli studi filosofici attratto dalla personalità del filosofo tedesco, psicologo, docente e suo maestro: Fran Brentano. La ricerca di questo ultimo in merito all' origine dei processi logici influenzerà parecchio il pensiero di Husserl,  il quale intende individuare la base per così dire "soggettiva" del sapere. 
Husserl intraprende successivamente la carriera accademica, durante questo periodo conosce Heidegger. Nel dibattito di quegli anni si sviluppa il movimento fenomenologico, di cui Husserl è il maggior esponente e fondatore.
Con l' avvento di Hitler e del nazismo, Husserl si trova costretto a lasciare l'incarico quale docente poiché ebreo.
Nell' ultima opera di Husserl, "La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale", è possibile comprendere il senso del pensiero del filosofo : secondo lui, la civiltà europea -devastata dal drammatico affermarsi del processo di disumanizzazione portato alle estreme conseguenza da Hitler proprio con l'impiego bellico della scienza e della tecnica- potrà risollevarsi solo ed esclusivamente se sarà in grado di recuperare il fondamento "umano" dei propri valori. Il filosofo non mette in discussione il valore delle conoscenze specifiche ottenute dalle singole discipline, ma il senso e la validità che la ricerca scientifica ha ed è capace di rivestire per l' esistenza umana. La scienza infatti trascura proprio gli aspetti più umani, operando una riduzione della realtà ai soli parametri fisico-matematici: è divenuta scienza dei "fatti", a prescindere dal riferimento al soggetto ed esclude le
problematiche del senso dell' esistenza , finendo con l' estraniarsi dagli uomini.
     
"Nella miseria della nostra vita -si sente dire- questa scienza non ha niente da dirci. Essa esclude di principio proprio quei problemi che sono i più scottanti per l' uomo, il quale, nei nostri tempi tormentati, si sente in balìa del destino; i problemi del senso o del non-senso della' esistenza umana nel suo complesso." 

La conoscenza scientifica è mossa dall' atteggiamento naturalistico che tratta il mondo solamente come "cosa". Questo vale paradossalmente anche per le scienze dello spirito: psicologia, antropologia e storia. Queste riducono l' uomo a oggetto di indagine, il quale deve essere studiato in modo neutro e dall' esterno. Husserl sostiene  che all' origine del processo vi siano l' opera e il pensiero del grande Galileo Galilei, che ha dato un' interpretazione generale della natura in chiave matematica, considerando secondarie le qualità soggettive poiché non riducibili a numeri e proporzioni quantitative. 
L' aver privilegiato le discipline fisico-matematiche e l' aver escluso gli aspetti della realtà che non rientrano in strutture formali rigide e severe, ha comportato la decisione tra "fisico" e "psichico" causando la sovrapposizione di un mondo di idealità astratte alla realtà concreta dell' esperienza vissuta.
L' uomo di oggi si trova in un vicolo cieco, in una condizione particolare, vive in un mondo che non offre soluzioni alle sue necessità e ai suoi problemi.  Husserl, a questo proposito, è convinto che la crisi sia talmente profonda da riguardare lo stesso significato dell' esistenza: non resta perciò che ricorrere a un' idea di filosofia come scienza rigorosa e universale, capace di rinvenire una fondazione ultima del sapere, un livello iniziale cui è radicata la stesa cultura scientifica. 
Il filosofo ceco elabora poi il metodo fenomenologico, mediante il quale si propone di ricreare
l' ambito della conoscenza e mostrarne l' origine.
Per Husserl la risposta alla domanda "E' possibile rinvenire il significato umano del mondo?"  è affermativa! Il metodo fenomenologico da lui elaborato ha come scopo proprio quello di andare a riscoprire il senso umano delle cose e delle costruzioni concettuali; questo consiste nella messa tra parentesi (o EPOCHE') delle certezze della scienze e dell' atteggiamento naturale dell' uomo, il quale considera il mondo come una realtà già data e formata. Quello che diversifica il progetto di Husserl da Kant, Cartesio e l' idealismo, è la concezione che lui ha della coscienza e dello stesso fenomeno. Husserl quando tratta la coscienza, la intende come principio operativo, cioè atti che si rivolgono all' oggetto, che in relazione ad essi, si rivela mostrando pian piano i suoi livelli di significato. Husserl denomina questa caratteristica della coscienza, "intenzionalità" e intende indicare con questo termine il fatto che la coscienza è sempre "coscienza di qualche cosa", ovvero attività volta verso un oggetto, la modalità di rapportarsi al mondo esterno, una corrente di esperienze vissute in cui si ha una correlazione tra la polarità soggettiva (=NOE'SI) e la polarità oggettiva (=NOE'MA).  La fenomenologia è scienza descrittiva dei vissuti intenzionali, dei quali si propone di mostrare le strutture essenziali. Husserl parla di fenomenologia come di "scienze eidetica". Husserl allude alla capacità della fenomenologia di cogliere fatti, eventi particolari e accidentali,  le essenze delle cose. Il metodo fenomenologico comporta perciò una "riduzione eidetica" del mondo, ossia la messa tra parentesi dei suoi significati abituali, sulla cui base è possibile esercitare l' "intuizione eidetica". 
L' intuizione eidetica è la diretta intuizione degli aspetti essenziali della realtà.
Nell' ultimo Husserl, il filosofo sente il bisogno di difendersi dalle accuse mosse alla propria concezione della soggettività. A questo proposito il filosofo ceco elabora il concetto di "mondo della vita", l' esperienza che precede la formulazione delle categorie e delle nozioni. Il filosofo ammette che l' idea di un io puro e disinteressato è un' astrazione, da cui poter partire per riconoscere le caratteristiche essenziali del soggetto come individuo concreto già da sempre inserito in un contesto intersoggettivo.
Infatti, nel momento in cui l'io ritrova se stesso quale soggettività costituente, questo ritrova anche gli altri io. L' oggettività del mondo è assicurata dalla sua fondazione intersoggettiva. I soggetti costituiscono la comunità umana, cui è affidato il compito di rinnovare dal profondo le scienze e la stessa idea di cultura dell' Occidente.















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