giovedì 2 aprile 2020

La filosofia di Bergson

Il tema della concezione del tempo è lo spunto del pensiero su memoria e vita dello spirito del francese Henri Bergson.
Il filosofo è considerato quale il  "maestro del pensiero". La sua influenza è ancora presente nella cultura francese e nella filosofia europea continentale. Il suo scopo è in armonia con l' udire della propria epoca: l' obiettivo di Bergson sta nel dare voce a quegli aspetti che la visione positivistica della scienza aveva trascurato.
Il primo fattore che Bergson nota come inconcepibile e non spiegato dalla scienza è proprio il concetto di tempo. Secondo il filosofo la scienza non è in  grado di cogliere la continuità e il movimento vero e reale della vita. Questo non è solo il limite della scienza, bensì il suo limite intrinseco. La scienza di fatti progredisce grazie a processi che semplificano e facilitano la realtà concreta. E' necessario perciò invertire la rotta, riaffermare la peculiarità e la dignità della filosofia, riconoscendo la presenza di un' intelligenza intuitiva in grado di, per così dire, "cogliere dall' interno" la dinamica del reale. In questo modo, e solo così, si potrà riuscire a capire la singolarità dei fenomeni dell' esistenza e della storia.
Come si è visto, la riflessione compiuta da Bergson parte proprio dall' analisi del concetto di tempo così come era stato elaborato dalla fisica. Egli si rende conto che il tempo, secondo la scienza, sarebbe privo di durata: infatti il tempo della scienza è un tempo spazializzato.  Un' immagine del tempo inteso in questo modo, monotonamente meccanico nella sua ripetizione, viene fornita da un oggetto comune e conosciuto, l' orologio. Questo offre la rappresentazione dell' attuale istante attraverso la posizione delle lancette, senza conservare nulla dei momenti passati. L' autore osserva inoltre che questo tempo, possiede una grande utilità pratica, in quanto mediante il suo carattere di misurabilità che è possibile l' organizzazione della vita sociale: se infatti non ci fosse il tempo degli orologi, non potremmo prendere un treno, l' economia entrerebbe in crisi e il caos governerebbe la società. Si comprende perciò come il tempo della scienza sia necessario e utile. Ma è l' unico?
Seguendo Sant' Agostino, Bergson osserva che oltre al tempo della scienza, vi è anche il tempo della conoscenza, il quale è concepito come flusso continuo, incessante movimento degli stati di coscienza in cui passato, presente e futuro si fondono insieme compenetrandosi. Nel tempo della conoscenza non vi sono momenti spazializzati, che cioè sono rappresentabili esteriormente mediante contrassegni: il tempo della conoscenza è un tempo dato dal confluire del passato nel presente tramite la memoria e l' anticipazione. In questo tutte e quante le modalità di misurazione, come ora, giorno, anno, perdono significato.
Il tempo dello spirito è quindi un tempo interiore, che presenta più caratteristiche:
- E' IL TEMPO DELLA DURATA
- E' IL TEMPO DELLA VITA
- E' TEMPO QUALITATIVO
- E' UN FLUSSO CONTINUO 


"Vi è almeno una realtà che noi cogliamo dall' interno, per intuizione, e non per semplice analisi: ka nostra persona nel suo scorrere attraverso il tempo, il nostro io che dura. Vi è un flusso continuo. E' una successione di stati: mentre li provavo erano così solidamente organizzati, così profondamente animati da una vita comune, che non avrei saputo dire dove uno qualsiasi di essi finisse e l' altro cominciasse. E', se si vuole, lo svolgersi di un rotolo. Ma è anche, altrettanto, un arrotolarsi continuo: coscienza significa memoria."
(Henri Bergson) 


La coscienza dunque si identifica  con la memoria, intesa da Bergson in senso più stretto rispetto a quello tradizionale. Bergson diversifica la memoria in 3 aspetti:
1) RICORDO PURO O MEMORIA PURA
2) RICORDO-IMMAGINE
3) PERCEZIONE

1) Il ricordo puro o memoria pura, è la coscienza stessa, che è pura durata spirituale. Questa costituisce il deposito di tutti i ricordi passati. Il ricordo puro rappresenta quindi il nostro trascorso, il nostro passato, che ci accompagna sempre, anche se non ce ne accorgiamo. Siamo perciò sia attualità che storia vissuta.
2) Il ricordo-immagine è l' atto mediante cui il nostro passato si concretizza. Esso forma una piccola porzione dell' intera memoria e questo spiegherebbe il motivo per il quale secondo  Bergson la coscienza, sebbene memoria, non è sempre ricordo. Dato che è un fatto fisiologico, perché appunto dipende dal cervello, il materializzarsi del ricordo puro nel ricordo-immagine è suscettibile di disturbi e alterazioni.
Interessante è l' interpretazione che Bergson fornisce in merito alle malattie che alterano la funzione del ricordo: egli sostiene che queste malattie sono in grado di colpire solo il ricordo-immagine, ovvio la memoria di superficie. Quello che si perde in queste disfunzioni è la capacità del cervello di fare da "filtro"  al materiale in essa contenuto. Gli episodi delle persone, che, dopo un periodo di coma, si risvegliano e ricordano gli eventi che li vedono protagonisti sembrano confermare l' intuizione di Bergson; da ciò capiamo che il nostro passato, il nostro trascorso, non si perde mai: è virtualmente sempre disponibile, anche inconsciamente.
3) La percezione è la capacità che ci permette di legarci al mondo circostante. Un altro compito svolto dalla percezione è quello di selezionare i dati più utili ai fini della nostra vita concreta. Essa rientra nelle attività corporee che limitano e racchiudono la coscienza. Memoria e percezione equivalgono ai due estremi di corpo e spirito. La percezione isolata può essere l' occasione, l' opportunità del riaffiorare il ricordo, ossia l' emergere della memoria profonda sommersa sotto il consapevole, costituendone però lo sfondo e l' impulso costante. 
--> NON E' DIFFICILE SCORGERE NELLE RIFLESSIONI E NEI PENSIERI DI BERGSON
      ECHI FREUDIANI E RIMANDI A FREUD A PROPOSITO DELL' INCONSCIO
--> IMPORTANTE: MEDIANTE LA TEORIA DELLA MEMORIA E DELLA PERCEZIONE
      BERGSON SUPERA LA DICOTOMIA NELLA DIFFERENZIAZIONE TRA INTERIORITÀ
      ED ESTERIORITÀ' DEL TEMPO, TRA MONDO DELLO SPIRITO E MONDO FISICO, CHE
      POI SAREBBERO I POLI OPPOSTI DELLA VITA DELLA COSCIENZA!

Un altro passo verso il superamento della divisione tra materia e spirito è rappresentato da "L' evoluzione creatrice", capolavoro del 1907 del filosofo. L' opera in questione approfondisce l' idea della continuità tra vita biologica e vita della coscienza. In ambe le vite scorre una sola forza vitale. 
Bergson sostiene che la vita abbia inizio da un solo impulso originario, lo slancio vitale o "élan vital" che consiste in un' energia che crea continuamente e in modo non prevedibile una gran varietà di forme. Quest' ultima non è né reversibile né scomponibile, implicando invece la conservazione integrale del passato. E' un impulso invisibile e spirituale che trabocca nel mondo, il quale sarebbe visto come l' unico organismo vivente di cui tutte le cose e i soggetti sono partecipi. Questo slancio, questa forza, questa energia, si espande nell' universo, indirizzando in ogni direzione con però, un' intensità variabile che spiega la distinzione tra esseri e specie, soprattutto la differenziazione tra mondo vegetale e mondo animale. Per Bergson la vita è creatività libera e non prevedibile.  L' unità precede la distinzione degli esseri umani e può essere individuata come "vis a tergo", una forza che scaturisce da una sola fonte iniziale. Inizialmente la vita è infatti "totipotenza", cioè opportunità do diventare tutte le cose, che poi progressivamente si attualizza e specifica. In merito a ciò il filosofo paragone al vita dell' universo all' esplosione di un proiettile in mille pezzi, che a loro volta esplodono nuovamente in altri mille pezzi e frammenti: ognuno di noi è un frammento, ma la contingenza ha fatto sì che fossimo proprio così per la straordinaria libertà dell' energia vitale. 
Per esprimere il fatto che l' evoluzione implica una realtà in movimento, la quale si manifesta e si genera da sé, espandendosi e cambiando in continuazione, Bergson parla di "evoluzione creatrice".  E proprio in virtù di questo concetto sarebbe possibile superare il dualismo tradizionale tra attivo e passivo, tra materia e spirito. Secondo Bergson la realtà sarebbe sempre unica e la materia sarebbe il risultato dell' estinguersi della propulsività dello slancio. 
La profonda essenza della realtà è caratterizzata da uno slancio vitale che implica durata, unità e continuità. Bergson afferma che la conoscenza dell' uomo può essere di due tipologie: è possibile conoscere un oggetto dall' esterno e conoscere un oggetto mediante l' intuizione. 
Quando si conosce un oggetto dall' esterno si va fare un' analisi dell' oggetto in questione, per poi ricomporne in maniera breve i diversi aspetti. Si tratta della modalità dell' intelligenza, che isola e irrigidisce gli elementi della realtà considerata, offrendone un' immagine razionale, parziale e astratta. Una conoscenza dunque che non ha valore dal punto di vista teoretico, ma solo pratico.
Abbiamo visto che è anche possibile conoscere un oggetto tramite l' intuizione, ossia attraverso l' atto di "identificazione simpatetica"; cos' facendo l' oggetto viene colto subito, dall' interno, nella sua totalità. Questo' ultima forma di conoscenza è l' unica che permette di capire pienamente la coscienza e la vita, in quanto è l' unica che rispetta l' integrità. All' intuizione fanno ricorso metafisica, ritenuta dal filosofo come scienza assoluta del reale, e arte. Per Bergson la critica mossa alla metafisica è conseguenza del fatto di aver tentato di penetrare l' oggetto metafisico tramite lo strumento dell' intelligenza, il quale in questo ambito risulta essere poco consono. Il filosofo inoltre ritiene che prima di speculare, si deve vivere e che prima di essere homo sapiens, l' uomo è homo faber: la cosa essenziale è non avere la pretesa di estendere la categorie della scienza al di là del loro ambito legittimo. 
I concetti per Bergson sono i simboli che usiamo per indicare i frammenti della realtà che abbiamo astratto dal flusso vitale tramite il procedimento dell' analisi intellettuale, le parole sono invece i segni fonetici con cui li riferiamo agli altri. Concetti e parole, per Bergson, comportano naturalmente la divisione, la scomposizione e perciò anche la per così dire "distorsione" della realtà, che per essere completamente compresa nella sua essenza spirituale e unitaria, non può essere concettualizzata e nemmeno espressa in termini linguistici. Paradossalmente lo stesso Bergson si trova in difficoltà a comunicare e a trasmettere la visione del mondo che ha colto attraverso l' intuizione. Egli non può fare altro che divenire un indicatore di percorsi, avvalendosi di metafore e immagini. Questo ci fa capire meglio l' interesse di Bergson per l' arte, considerata un vero e proprio modello conoscitivo, e la ricchezza espressiva delle sue opere, tramite cui il grande Bergson ha vinto il premio Nobel per la letteratura.
Nella sua ultima opera, dal titolo "Le due fonti della morale e della religione", opera che risale al 1932, Bergson applica alla società le categorie che aveva usato per rappresentare la dialettica tra slancio vitale e materia. Il filosofo dunque, mediante la contrapposizione, individua due tipi di organizzazione sociale: la società chiusa e quella aperta. La prima è quella più autoritaria, mentre la seconda si basa sulla "morale assoluta" che appunto promuove la libertà e la creatività dei soggetti. Queste due differenti forme e tipologie di morale equivalgono due diversi atteggiamenti religiosi: 
1) RELIGIONE STATICA
2) RELIGIOME DINAMICA

1) SI SERVE DEI MITI E DELLE SUPERSTIZIONI PER PROTEGGERE L' UOMO DALLE SUE
    PAURE, FORNENDO ALL' UOMO UNA SPERANZA CONSOLATORIA
2) SI MANIFESTA NELLA VITA DEI MISTICI, E' RARA, CONSISTE NELLA
    PARTECIPAZIONE (ATTRAVERSO L' AMORE) ALLO SLANCIO CREATORE DELLA VITA
    E NELL' UNIFICAZIONE CON DIO (DATO CHE LO SLANCIO CREATORE "E' DI DIO, SE
    NON DIO STESSO"

Identificato lo slancio creatore con Dio e Dio con l' amore, Bergson vede nella mistica il solo rimedio ai mali morali e sociali e invoca un supplemento d' anima per un mondo che vede pervaso da meccanica e tecnica.