domenica 27 ottobre 2019

I capisaldi del sistema hegeliano

I cardini, capisaldi, del sistema hegeliano sono 3, quali:
1. CONVINZIONE DELLA RAZIONALITA' DEL REALE
2. IDEA CHE LA VERITA' COINCIDA CON L' INTERO, IL "TUTTO"
3. CONCEZIONE DIALETTICA DELLA REALTA' E DEL PENSIERO

Per Hegel la realtà, coincide con la realizzazione e il dispiegarsi progressivo di un principio razionale: lo spirito. Quest' ultimo è detto anche "idea" o "Assoluto". Tale principio è onnicomprensivo, costituisce infatti un organismo unitario di cui ogni cosa, ogni evento e ogni individuo sono manifestazioni particolari. Esso, è poi non "sostanza", ma "processo" e la sua verità è "risultato", ovvero si realizza in tutta la sua pienezza solo ed esclusivamente alla fine del processo stesso.
La realtà coincide con la ragione , che ne costituisce la legge di sviluppo e l' essenza profonda; na concezione che segna la distanza tra Hegel e gli illuministi. Per gli illuministi il compito della filosofia era quello di influenzare e modificare in senso razionale la realtà caotica; per Hegel invece, la filosofia ha un compito descrittivo, deve infatti constatare ciò che già e accaduto e capirne l' intrinseca struttura.
La filosofia, secondo Hegel, deve chiarificare e spiegare la legge razionale immanente nelle cose e negli eventi della storia.
Hegel afferma che la filosofia è come la civetta, la nottola, uccello sacro alla dea Minerva, infatti la filosofia è come l' uccello notturno che inizia la usa attività quando ormai la giornata si conclude: analogamente il lavoro del filosofo inizia quando "la giornata è terminata". La filosofia è quindi sempre sapere che si volge a indagare una realtà già dispiegata , è coscienza di quello che è stato ed è successo.
Gele afferma che nessuna filosofia oltrepassa l'età sua, è infatti sempre relativa al suo tempo costituendo così la fama più ampia e matura di comprensione del presente storico. Per Hegel il silofono non può spingersi oltre l' orizzonte della propria epoca e deve volgere lo sguardo ai fatti avvenuti per illuminarli con il lume della ragione.
L' altro asse essenziale della filosofia di Hegel si basa sull' idea che la verità non consiste in una considerazione parziale delle cose, ma nella visione completa e uniforme di esse.
Hegel definisce "astrazione" il pensiero che consente di cogliere tutti i fattori e le sfumature di un fatto, di un evento, poiché lo isola dal tutto.
L' astrazione è tipica dell'intelletto, il quale separa e divide, è poi utile a distinguere i numerosi aspetti della realtà e fissarli separatamente  nella nostra mente, tuttavia però non corrisponde al reale movimento del pensiero. Dopo aver distinto, è necessario riunire le varie parti dell' oggetto nella sintesi.
La sintesi è l'unica capace di restituirci la complessità del male in tutta la sua concretezza.

La filosofia secondo Hegel,  è scienza poichè è capace di elaborare un concetto della realtà nel modo più completo e ricco possibile tramite la comprensione di tutte le sue sfaccettature interne.
Per Hegel ogni cosa ha un suo senso, una sua motivazione, un significato razionale che si trova nella sua relazione con gli altri momenti, particolari ma necessari, del solo processo di sviluppo dell' idea o spirito.
La verità è perciò per Hegel l' intero, ossia l' Assoluto. Questo coincide con lo sviluppo , ed è l' idea in divenire. Non è una sostanza, ma un "soggetto" che compie un percorso di progressiva manifestazione, arrivano , nell' uomo e nelle sue attività e istituzioni, alla piena consapevolezza di sè.
Per Hegel lo sviluppo dell'idea segue una legge che lui stesso definisce "dialettica". 
La dialettica è la regola interna della realtà e contemporaneamente è anche  legge del pensiero, dato che la realtà coincide co la ragione perciò si comprende che il piano ontologico e quello logico coincidono. 
La dialettica è formata da 3 momenti: tesi, antitesi e sintesi. 
1. Il primo momento, definito intellettuale o astratto, è la tesi. Questa coincide con la determinazione delle cose; a questo livello la realtà appare costituita di oggetti separati e contrapposti. La funzione è l' affermazione o posizione di un concetto astratto e limitato.  
2. Il secondo momento, definito dialettico o della negazione, è l' antitesi. Ogni determinazione si scopre unilaterale e limitata, cogliendo il suo nesso inscindibile e necessario con la determinazione opposta. La funzione è la negazione della tesi come concetto limitato e finito. 
3. Il terzo momento, definito speculativo, è la sintesi. Questa implica l' affermazione dell' unità elle determinazioni opposte. La funzione è che al momento negativo dell' opposizione si sostituisce quello positivo "della negazione della negazione". 
Il movimento dialettico si può comprendere meglio se si tiene conto che questo è reso in tedesco da Hegel con il termine "Aufhebung", ossia superamento e conservazione: la parola indica il processo che nega e abolisce le determinazioni astratte e parziali, ma per poi conservarle ed elevarle.

L' andamento triadico della dialettica hegeliana è riconducibile all' immagine della trinità cristiana, che nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo realizza i tre momenti: testi, antitesi e sintesi.
Per Hegel l' Assoluto assume i caratteri del divino, inteso come principio razionale immanente della realtà. 
Per Hegel l' amore, cioè l'essenza del sentimento amoroso, consiste nel fatto che unifica gli esseri viventi. 

Negli scritti di Hegel non si trova una teoria sistematica della dialettica; Hegel mostra più volte come i tratti formali che la caratterizzano restino invariati a tutti i livelli di articolazione della realtà, formando, oltre che il metodo del pensiero, la regola interna all' ordine naturale, così come la legge che struttura il divenire storico della civiltà. Ogni cosa si determina sempre e solo in uno sviluppo dialettico; il suo significato quindi può emergere soltanto in un percorso di tipo conoscitivo che consideri il concerto divenire  e le relazioni che questo implica.
Per Hegel il divenire è frutto, è il risultato della contrapposizione di un evento all' altro, di un pensiero all' altro. Solo dalla contrapposizione nasce la sintesi, che fornisce il concreto e il vero.
 La logica hegeliana eleva la contraddizione a legge universale della filosofia.
Hegel sostiene che la fine, il termine di una civiltà è la condizione per il fiorire, ovvero la nascita di un' altra.  

I concetti principali della considerazione hegeliana sono trattati e spiegati tramite due diverse modalità:
- la "Fenomenologia dello spirito"
- l' "Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio"
Sebbene la prospettiva delle due opere sia diversa, è uguale però lo scopo, cioè la conoscenza della totalità. Quest' ultima è sintesi di razionale e reale.




La vita di Hegel



Georg Wilhelm Friedrich Hegel nasce a Stoccarda, in Germania, nel 1770.
Egli compie i suoi primi studi universitari presso il seminario teologico di Tubinga, dove con Schelling e Hölderlin condivide l'interesse per le vicende della Rivoluzione francese.
Con Schelling e Hölderlin legge e affronta Rousseau, Kant, Fichte e Herder.
Successivamente Hegel, non volendosi dedicare all'attività ecclesiastica, si trasferisce a Berna e poi a Francoforte, dove svolge il lavoro di precettore privato.
Nel 1880 si trasferisce a Jena.
Tra il 1806 e il 1816 compone un' opera intitolata "Propedeutica filosofica".

Le opere principali di Hegel sono:
- "Scritti teologici giovanili"
-> Vita di Gesù;
-> Differenza tra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling;
-> Fenomenologia dello spirito;
-> Scienza della logica;
-> Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio;
-> Lineamenti di filosofa del diritto;
- "Lezioni sulla filosofia della storia";
- "Estetica";
- "Lezioni di filosofia dulla religione";
- "Lezioni sulla storia della filosofia "

La preoccupazione principale di Hegel è quella di assicurare alla filosofia un metodo scientifico e conferirle una forma rigorosa. Egli sostiene che la filosofia non si deve soffermare sul fantastico, ma deve essere concreta, evidente e in grado di divenire un bene comune. 
Hegel conferisce alla filosofia un ordine razionale. 
Il sistema hegeliano si fonda sulla riflessione razionale e sulla costante ricerca della diversificazione tra i concetti. 

Il filosofo muore nel 1831 a Berlino, dove si era trasferito nel 1818.

La filosofia di Schelling

Schelling, rispetto ad altri, predilige il sentimento, in grado di unire soggetto e oggetto, spirito e natura.
Schelling fa riferimento alla natura, il filosofo assegna alla natura una propria esistenza autonoma e indipendente. Questa acquista nuova centralità e importanza poiché è intrisa di infinito ed è un miracolo vivente, costante fonte di meraviglia. Per Schelling la natura è spirito solidificato e addormentato, e la spiritualità che contiene, anche se in modo inconscio e irriflessivo, può essere colta dall' uomo tramite l' esperienza estetica.
Il principio assoluto di Schelling è formato dall' unità indifferenziata di spirito e natura: Io e non-Io, soggetto e oggetto, pensiero e mondo.
In Schelling l' accento si pone  sull' identità tra natura e spirito. Nell' idealismo schellingiano la natura ha in se stessa la tensione tra oggetto e soggetto, conscio e inconscio, attività e passività.
L' assoluto, o Dio, il principio infinito creatore della realtà, costituisce la comune radice del soggetto e dell' oggetto. Per Schelling la filosofia, in quanto "scienza dell' assoluto", cercando di cogliere l' unità indivisibile, può seguire due direzioni di ricerca differenti ma complementari:

1. FILOSOFIA DELLA NATURA
= parte dalla natura e giunge allo spirito
= riconosce come la natura sia "spirito visibile"
= studia le forme cui la spiritualità emerge dalla materia

2. FILOSOFIA DELLO SPIRITO
= parte dallo spirito e giunge alla natura
= riconosce come nello spirito vi sia una "natura invisibile"
= studio il percorso inverso alla Filosofia della Natura, studia come il soggetto si scopre fonte della
   realtà

Secondo il filosofo, la natura è un graduale processo tramite cui lo spirito si sviluppa e si rivela per raggiungere nell' essere umano la sua totale e completa realizzazione: si comprende perciò che  Schelling ha una visione organicistica e finalistica, in cui ogni parte del reale ha senso solo se è in relazione al tutto e alle altre parti.

Nel processo in cui il soggetto giunge pian piano alla coscienza di sé, si possono osservare 3 frasi:
1. LA PRIMA PROCEDE DALLA  SENSAZIONE ALL' INTUIZIONE PRODUTTIVA
    (SENSAZIONE --> INTUIZ. PROD.)
2. LA SECONDA VA DALL' INTUIZIONE PRODUTTIVA ALLA RIFLESSIONE
     (INTUIZ. PROD. --> RIFLESSIONE)
3. LA TERZA VA DALLA RIFLESSIONE ALLA VOLONTÀ
    (RIFLESSIONE --> VOLONTA')



Il mondo per Schelling è l' incarnazione dell' assoluto, ossia la sua manifestazione visibile e concreta.
Secondo il filosofo, lo strumento conoscitivo capace di attingere le profondità iniziali della vita e della natura, è l' arte.
L' arte è un' attività nella quale l' infinito viene colto nella sua unione con il finito.
L' arte è l' intuizione estetica, cioè la capacità di entrare l'infinito mediante le sue espressioni concrete, come la bellezza.
L' artista opera in base a competenze e abilità tecniche, secondo scelte consapevoli,
al contempo l' artista è però anche sottoposto all' influsso dell' ispirazione.
L' ispirazione è un  potere che costringe l' artista a esprimere o a rappresentare "cose che lui stesso non vede perfettamente e il cui senso è infinito". Ciò fa sì che la sua opera contenga significati che lui stesso non prevede, direzioni di senso sconosciute.
La creatività dell' artista, presenta per Schelling un' evidente affinità con la creatività dell' assoluto stesso che, nella sua attività produttrice originaria, fonde conscio ed inconscio, spirito e natura, soggettività e oggettività.
La divina ispirazione dell' artista lo rende diverso da tutti gli altri uomini e caratterizza il suo "genio" rispetto al semplice produrre della persona comune; nello stesso tempo però sancisce la superiorità dell' arte rispetto alla filosofia.
La filosofia, dunque, essendo riflessione concettuale produce separazione: la filosofia analizza gli oggetti tramite la divisione e la diversificazione in categorie tra loro contrapposte (soggetto-oggetto, spirito-natura, infinito-finito).














mercoledì 16 ottobre 2019

La vita di Schelling







Friedrich Wilhelm Joseph Schelling nasce a Leonberg il 21 gennaio 1775.
Compie i primi studi nel seminario teologico di Tubinga, dove conosce Hölderlin e Hegel; si trasferisce successivamente nel 1796 a Lipsia.
Nel 1798 ottiene la cattedra di filosofia a Jena, prendendo il posto di Fichte quando questo si trova costretto a dimettersi. A Jena Schelling entra in contatto con alcuni tra i maggiori esponenti del Romanticismo.
A seguito degli attacchi di Hegel nella prefazione alla "Fenomenologia dello spirito" del 1807, inizia la fase di declino per Schelling. Trasferitosi a Monaco dal 1806, vive isolato e appartato.
Nel 1841 Scheling succede a Hegel nella cattedra di Berlino.
Schelling muore a Bad Ragas, in Svizzera, il 20 agosto 1854.

Le opere di Schelling sono:
1797 = Idee per una filosofia della natura
1800 = Sistema dell' idealismo trascendentale
Postume e contro la sua volontà, vengono pubblicate le opere "Filosofia della mitologia" e "Filosofia della rivelazione".


Schema riassuntivo Fichte e Schelling


Fichte





Johann Gottlieb Fichte, padre dell' idealismo tedesco, nasce il 19 maggio 1762 a Rammenau in Germania.
La vita del filosofo può essere considerata "uno sforzo per diventare libero".
Il filosofo si forma inizialmente nel collegio di Pforta, studia poi teoria all' Università di Jena e a Lipsia. Fichte fa anche il precettore, dopo la laurea, in diverse famiglie così da guadagnarsi da vivere. Visita città come Zurigo, Varsavia e Danzica.
Nel 1791, a Konigsberg, conosce Kant, di cui ammira la dottrina etica.
Nel 1794 insegna a Jena, dove tiene le sue famose "Lezioni sulla missione del dotto".
Le accuse di irreligiosità che seguono alla pubblicazione delle sue opere più importanti lo allontanano dalla cattedra, è perciò costretto a trasferirsi a Berlino nel 1799, qui frequenta i circoli romantici e consce Schleiermacher.
Nel 1807 Fichte a Berlino tiene conferenze dal titolo "Discorsi alla azione tedesca".
Fichte muore di colera il 29 gennaio 1814 a Berlino.
Le principali opere del filosofo sono:
1792 = Saggio di critica di ogni rivelazione
1794 = Fondamenti dell' intera dottrina della scienza
1798 = Sul fondamento della nostra credenza nel governo divino del mondo
1799 = La missione dell' uomo
         = Lo Stato commerciale chiuso
1907-1808 = Discorsi alla nazione tedesca

Per il filosofo, se il mondo dell' esperienza possibile è quello della rappresentazione (quello che Kant indica come il mondo fenomenico), non è ammissibile nulla al di fuori dello stesso soggetto. Quest' ultimo poiché per Fichter non è più limitato da una realtà noumenica, è per cui assoluto e infinito. Il "Grande Io" è il punto di partenza del sistema fichtiano, il quale deve dimostrare con deduzione tutti gli oggetti: la natura, le cose, il nostro corpo. I "Fondamenti dell' intera dottrina della scienza", opera principale di Fichter, hanno il compito di spiegare come, posto l' Io quale principio iniziale e incondizionato, da esso si possa derivare tutta la realtà, sai dal punto di vista conoscitivo che dal pianto di vista materiale.
L' Idealismo, negando dal cosa in sé, ovvero una realtà esterna e indipendente dall' uomo, e affermando l' infinità del soggetto, è la filosofia che meglio ne esprime dal completa incondizionatezza.  L' Io è visto come originario, come iniziale, cioè come il principio da cui il modo trae la sua forma, il suo significato, la sua stessa realtà.
Per Fichte la conseguenza essenziale della svolta idealista è che proclamando l' assoluta libertà si apre l' opportunità di una piena realizzazione dell' impegno etico. Questa tesi è espressa dallo stesso Fichte nel 1797 nella "Prima introduzione alla dottrina della scienza", il filosofo riconosce l' idealismo  e il dogmatismo come i due sistemi filosofici a cui possono essere connessi tutti gli altri. La scelta tra i due orientamenti, dipende, per il filosofo, dal temperamento delle persone che li abbracciano e da un' opzione di tipo etico. L' individuo fiacco e inerte sarà orientato verso il dogmatismo, che conduce a una visone materialistica e deterministica che limita l' autonomia dell' io. L' individuo attivo, dinamico e intraprendente è invece attirato dall' idealismo, il quale afferma l' infinità dell' Io e la sua assoluta sovranità. L' idealismo per Fichte è quindi un coerente e rigoroso sistema filosofico che permette di superare gli ostacoli e le contraddizioni  della dottrina di Kant, è anche una scelta di vita che ricopre tutti gli ambiti della personalità e che richiede un tale e incondizionato impegno.
L' Io di Fichte è spirito, infinta tensione verso un' ideale meta di perfezione, l' "Io Penso" di Fichte può quindi essere ricondotto all' espressione "L' Io deve essere", infatti è costantemente impegnato in un faticoso processo di autorealizzazione, carattere espresso con il romantico concetto di "Streben"(=sforzo, tensione). L' Io fichtiano non si identifica con l' io empirico, ma è l' Io puro, universale, inesauribile attività creatrice. Lo spirito è "creatore" dato che conferisce senso e realtà al mondo che, diversamente, non potrebbe esistere. La base di ogni realtà è l' Io puro o spirito, un processo creativo infinito che si articola in 3 momenti principali:
1. TESI
2. ANTITESI
3. SINTESI

1. TESI= L' IO PONE SE STESSO
L' IO SI RIVELA COME ATTIVITA' AUTOCREATRICE CHE HA IMMEDIATA E INTUITIVA   CONSAPEVOLEZZA DI SE'

2. ANTITESI= L' IO PONE IL NON-IO
L' IO PURO DEVE PER FORZA OPPORSI A UN NON-IO, OVVERO ALL' OGGETTO, POICHE' SUPREMA ATTIVITA', HA BISOGNO DI QUALCOSA DI ALTRO DA SE' PER REALIZZARSI

3. SINTESI= L' IO OPPONE, NELL' IO, ALL' IO DIVISIBILE, UN NON-IO DIVISIBILE
PONENDO IL NON-IO COME ANTITESI INDISPENSABILE ALLA SUA ATTIVITA', L' IO SI SUDDIVIDE IN TANTI IO EMPIRICI E FINITI CONTRAPPOSTO ALLE SINGOLE COSE

La deduzione della realtà dall' Io puro ricopre un ruolo fondamentale in Fichte. Con tale argomentazione il filosofo vuole dimostrare come la natura e il mondo (il non Io) debbano essere inclusi quali momenti indispensabili della vista stesso dello spirito. Essi esistono PER l' Io e NELL' Io; L' Io resta quindi un soggetto unico e infinito. La funzione produttiva inconscia dell' immaginazione crea il non-Io e l' Io empirico, il quale si trova inconsapevolmente correlato a una realtà di cui non si conosce l' origine.
Solo tramite le diverse  fasi della conoscenza il soggetto riesce a capire come il mondo sia, in realtà, una produzione dello spirito. I gradi della conoscenza, quali sensazione, intuizione, intelletto, giudizio e ragione, sono livelli del processo di ri-appropriazione della realtà da parte del soggetto, quest' ultimo si riconosce infine fonte di tutto, di ogni cosa.
Come nel processo conoscitivo, mach nella vita morale la contrapposizione tra l' Io e il non-Io è necessaria. Per il filosofo, Fichte, ruolo e dovere dell' uomo è quello di affermare la libertà, superando incessantemente le difficoltà che si frappongono sulla via della piena e perfetta realizzazione.
Fichte si pone sulla medesima linea di Kant, sostiene infatti che l' uomo può essere soggetto etico solo nella misura in cui è autonomo, ovvero libero da condizionamenti esterni, compresi gli istinti e le passioni:
"L' uomo è fine a se stesso; egli deve determinarsi da sé e non lasciarsi mai determinare da qualcosa di esterno; egli deve essere ciò che è, soltanto perché egli vuole e deve essere ciò che è."

Per Fichte il mondo esiste in funzione dell' attività dell' Io e della sua vita morale; esso è, prima ancora che oggetto della conoscenza, presupposto indispensabile dell' azione etica. Ne consegue quindi che la vita morale ha il primato rispetto alla vita teoretica.
L' uomo ha la missione di forgiare se stesso, egli deve mirare a realizzarsi come Io puro! E' quindi orientata a tal fine la cultura, la quale implica l' idea di un' educazione e formazione continue. Se infatti venissero meno tutte le difficoltà all' azione dell' uomo, svanirebbe anche lo "sforzo", lo "Streben", che è presupposto della vita moral e dunque della vita stessa dello spirito. Notiamo come lo stesso Fichte afferma che "non vale esse liberi; cosa divina è diventarlo!": l' io non può raggiungere la perfezione e l' infinito, ma infinito e sublime è il suo impegno continuo di perfezionamento.
Per Fichte l' uomo non è mai solo perché è un essere che vive con gli altri e ha il compito di contribuire alla formazione di tutti gli uomini, aiutandoli a prendere consapevolezza della legge morale che è in ognuno. L' istinto sociale è perciò un istinto fondamentale!
"L' uomo ha la missione di vivere in società; egli deve vivere in società; se vive isolato, non è un uomo intero e completo, anzi contraddice a se stesso."
Gli uomini devono trattare gli altri uomini sempre e solo come fini, e mai come mezzi. E' importante tendere sia al nostro perfezionamento che a quello altrui, tramite l' educazione!
Lo Stato per Fichte è qualcosa di empirico, lo Stato infatti è uno strumento in vista della migliore organizzazione possibile, ma non è un fine: il primo e più importante scopo dello Stato è quello di rendersi superfluo. Per il filosofo, la società perfetta è quella in cui regna la libera collaborazione tra gli uomini!
Nell' ambito del suo progetto di perfezionamento dell' umanità, Fichte assegna un ruolo del tutto nuovo e particolare al dotto. Il dotto è l' intellettuale che ancora maggiormente rispetto agli altri uomini, non può vivere isolato. L' intellettuale deve stimolare le altre persone a perseguire l' ideale di perfezionamento morale, a tal fine deve possedere una conoscenza autentica delle necessità umane, deve perciò essere conscio e consapevole dei doveri situali e morali dell' uomo. Spetta inoltre al dotto indicare i mezzi più idonei così da raggiungere la perfezione spirituale. Storia e filosofia rappresentano i contenuti fondamentali del patrimonio conoscitivo del dotto, un patrimonio che lo stesso filosofo, lo stesso Fichte, denomina "dottrina del dotto" e che deve essere impiegato in vista dell' utilità sociale.

L' idealismo tedesco





Il criticismo kantiano aveva considerato il conoscere come "attività" e come "passività".
Il soggetto o "Io penso"di Kant sintetizzava e organizzava grazie alla forme a priori, la realtà fenomenica, eliminando la cosa in sé, che, pur non potendo divenire oggetto dell' intuizione sensibile,  ne era comunque il presupposto. 
Proprio partendo dal tentativo di superare le contraddizioni rimaste insolute nel sistema di Kant, nasce una nuova corrente filosofica, l' Idealismo.
 L' Idealismo tratta le filosofie che prediligono la dimensione reale e spirituale della realtà; trae origine e linfa vitale dal Romanticismo. Il Romanticismo si sviluppa  in Germania come idealismo e lì trova il tuo terreno maggiormente fertile. 
L' Idealismo è una corrente di pensiero del campo della filosofia, a differenza del Romanticismo che invece è un movimento molto ampio: riguarda la letteratura, l' arte, la poesia; inoltre il Romanticismo, pur essendo nato in Germania nella prima metà del '800, si diffonde anche in Inghilterra, Francia, Spagna, Italia. 
Romanticismo e Idealismo raffigurano il superamento della ragione illuministica e l'affermazione di una nuova visione del mondo, la quale esalta il sentimento, l'arte e la tradizione. 
La parola "Romanticismo" deriva dall'inglese "Romantic" che alla fine del 1600 veniva utilizzata per indicare ciò che di fantastico e irrazionale era presente nel romanzo cavalleresco, il "Romance". Nel 1700 il termine indica tutto ciò che alimenta l'immaginazione, elementi per cui come paesaggi insoliti, isolati, disabitati e malinconici; assieme ai sentimenti che questi ultimi suscitano. Verso fine secolo viene ripreso dagli scrittori tedeschi che si radunano attorno all' "Athenaum", una rivista animata dai fratelli Schlegel per designare il la nuova corrente culturale e artistica che sta sorgendo in Europa e che, esaltando il fondamentale ruolo del sentimento e delle emozioni, si contrappone nel mentre istanze razionalistiche dell'Illuminismo. La nuova mentalità risponde alle esigenze spirituali del tempo. 
Possiamo trovare ciò che poi anticipa il Romanticismo, nel momento culturale che si sviluppa in Germania nel 1770, lo "Sturm und Drang" (= Tempesta e Impeto). Le idee di base dello Sturm und Drang si collegano all'amore per i sentimenti forti e le passioni tempestose, alla riscoperta della natura, all' esaltazione della libertà, all' avversione per le regole e le imposizioni, all' amor patrio, a una visione panteistica del mondo (Dio è quindi presente nella natura). 
L' aspirazione all' infinito è il primo e più importante tono della cultura romantica, presenta il comune denominatore del movimento. L' aspirazione si sviluppa dal senso di inquietudine e dalla necessità di assoluto. 
I romantici rifiutano il deismo del '700 accogliendo il  Dio personale della religione cristiana, il quale partecipa al dolore umano. L'infinito perciò vuole essere lo scopo dello spirito dei romantici, i quali sentono la "Sehnsucht" (=nostalgia) per le proprie origini divine. Da ciò deriva il nichilismo, ossia il vuoto dei valori tradizionali, a cui si ribellano i romantici che sostengono che il presente sia il tempo del desiderio e della speranza nell'assoluto. 
L' arte, ma soprattutto la poesia, rappresenta per i romantici la forma di espressione più matura e completa a cui l' essere umano può affidarsi, infatti nell' arte l' io limita il divino artefice. Sulla base delle indicazioni contenute nella "Critica del giudizio" di Kant, il capolavoro artistico è riconducibile al sentimento. Il sentimento è una facoltà che permette di cogliere l'intima essenza del mondo; il risultato del sentimento è l' attività estetica, considerata come via di accesso alla verità e perciò come la forma più elevata di filosofia. Per Novalis il poeta sa cogliere il senso della natura e il segreto della vita. Johann Christoph Friedrich von Schiller nelle "Lettere sull' educazione estetica del genere umano" del 1794 assegna all'arte il ruolo di strappare l'umanità dal giro tirannico del bisogno e di renderla filamenti libera: per Schiller l' uomo è creatore solo nell' attività artistica. 
Dall' aspirazione all' assoluto e dal tentativo di raggiungere la perfetta unità tra l' uomo e la natura discende la rivalutazione del passato e della tradizione. L' uomo romantico vuole evadere ed esternarsi dal presente. L' ideale più completo di umanità si realizza nella storia; la storia è intesa come progressivo perfezionamento. E' necessario riconoscere a Herder il merito di aver evidenziato l' importanza del linguaggio, considerato "il dizionario dell' anima", in virtù del quale il singolo esce dalla sua solitudine. 
I romantici considerano le epoche della storia in sé e per sé: il Romanticismo rivaluta il Medioevo, rivaluta la Chiesa e la monarchia, rivaluta pure gli ideali di integrità morale e di eroismo cavalleresco.