giovedì 26 marzo 2020

La vita di Bergson




Henri Bergson è un filosofo francese, nasce a Parigi nel 1859. Dopo aver concluso gli studi presso un liceo frequenta la cosiddetta "Scuola normale" o "École Normale", dove si laurea in matematica e filosofia.
Grazie alla consecuzione della laurea universitaria il francese ottiene l' incarico di insegnante, prima ad Angers e poi a Clermont-Ferrand.
Nel 1899 si reca definitivamente a Parigi.
La carriera quale docente di Bergson prosegue: egli infatti nel 1900 inizia a insegnare al Colège de France e dal 1910 al 1924 occupa la cattedra di filosofia moderna.
Facente parte dell' Académie Française, nel 1928 gli viene conferito il premio Nobel per la letteratura. 
Henri Bergson muore a Parigi nel 1941 durante l' occupazione nazista della Francia, dopo aver conosciuto, in quanto ebreo, la furia e gli orrori delle leggi razziali e della persecuzione. Proprio gli ultimi episodi della sua vita, gli episodi prima di morire, hanno convinto il filosofo a rimanere fedele alla sua religione d' origine fino alla morte, nonostante dentro avesse intimamente maturato la conversione al cattolicesimo.

Molte sono le opere e i capolavori di Bergson, come ad esempio il "Saggio sui dati immediati della coscienza". Questo viene pubblicato nel 1889, in questo saggio lo scrittore fa parlare, fa esprimere ed emergere il suo scopo di mettere in evidenza e rappresentare la dimensione iniziale della coscienza.
Del 1896 risale "Materia e memoria", dove l' autore chiarisce la relazione tra corpo e spirito.
Sicuramente il maggior capolavoro di Bergson è "L' evoluzione creatrice" del 1907. 
L' ultima opera è stata scritta e pubblicata nel 1932 ed è intitolata  "Le due fonti della morale e della religione".

La filosofia di Freud



  • LA VIA D' ACCESSO ALL' INCONSCIO

Secondo il padre della psicoanalisi, ovvero Freud, vi è una dimensione inconscia della vita psichica, in cui vengono eliminati traumi, impulsi, ricordi spiacevoli, tendenze generalmente sessuali e per questo ritenute pericolosi per la coscienza morale dell' individuo. Freud perciò decide di trasformare completamente l' immagine dell' io e dell' uomo, della sua personalità e coscienza: l' uomo per Freud è una figura dipendente, dominata da pulsioni e conflitti interiori.
La via che più preferisce Freud per accedere all' inconscio sarebbe l' interpretazione dei sogni e secondo il medico i sogni sarebbero l' espressione dei desideri più profondi. Nei sogni Freud osserva due livelli di significato: un livello manifesto e un livello latente.
Il livello manifesto coincide con la scena del sogno come viene raccontata e vissuta; mentre il secondo livello forma la dimensione pulsionale censurata ed espressa nella scena manifesta solo in modo camuffato e velato. Il livello latente ha bisogno di un' interpretazione dato che il suo significato, essendo sottoposto alla censura dell' individuo, subisce una modifica e viene reso irriconoscibile tramite alcune tecniche e questo è il cosiddetto "lavoro onirico". Freud sostiene che oltre ai sogni, vi siano altri segnali del comportamento umano che rivelano la presenza di un conflitto interiore: lapsus e atti mancati. In quest' ultimi si tratta di errori nell' uso del linguaggio o nelle azioni, che si compiono per l' intervento di una tendenza inconsapevole che vince le barriere della censura e turba il comportamento normale.


  • LA COMPLESSITA' DELLA MENTE UMANA E LA NEVROSI

Freud elabora  una prima descrizione della psiche, definita "prima topica". Le zone, che costituiscono la prima topica, sono 3:
1) COSCIENZA = PARTE CONSAPEVOLE DEL PENSIERO;
2) INCONSCIO = PARTE INCONSAPEVOLE DOVE VENGONO ELIMINATE PULSIONI, TENDENZE, RICORDI IMMORALI E INACCETTABILI;
3) PRECONSCIO = PARTE CARATTERIZZATA DA CONTENUTI TEMPORANEAMENTE INCONSAPEVOLI MA PASSIBILI ALLA COSCIENZA
Il meccanismo della rimozione è descritto da Freud come meccanismo di difesa, il quale consiste in una particolare forma di oblio. La rimozione è un atto inconsapevole e un processo stabile, a meno che però non subentrino situazioni particolari che la vincono, come ad esempio la terapia analitica.
I fattori eliminati nell' inconscio, rimanendo attivi e premendo per emergere alla coscienza, continuano a condizionarla tramite le formazioni di compromesso: sogni, lapsus, atti mancati.
Freud elabora poi una "seconda topica", una seconda descrizione della psiche che permette di spiegare meglio l' interazione dinamica tra le differenti componenti. La seconda topica osserva 3 istanze o funzioni:
1) ES = COSTITUISCE LE NOSTRE PULSIONI CHE SOTTOSTANO AL PRINCIPIO DI PIACERE
2) SUPER- IO (-EGO) = E' LA COSCIENZA MORALE, CIOE' L' INSIEME DI DIVIETI E PRESCRIZIONI CHE SIN DALL' INFANZIA SONO STATI IMPOSTI DA GENITORI, DAL MONDO CIRCOSTANTE  E CHE NOI ABBIAMO ASSIMILATO
3) IO (EGO) = LUOGO DELLA MEDIAZIONE E DELLA SINTESI TRA ED E SUPER-IO (-EGO)
Secondo Freud l' Io/ Ego deve fare i conti con tre padroni: Es, Super-Io (-Ego), mondo esterno.
Questa struttura conflittuale della psiche è alla base della formazione della nevrosi, un particolare disturbo psichico. Il sintomo è il segnale della presenza di un conflitto, di cui lo psicoanalista deve comprendere il significato e decifrarne le regole. Uno dei numerosi procedimenti usati dal padre della psicoanalisi così da interpretare il linguaggio dell' inconscio è quello delle "libere associazioni". Tramite le libere associazioni, il paziente, abbandonandosi ai pensieri in una situazione adatta al rilassarsi, lascia fuoriuscire liberamente fattori legati ai materiali eliminati che sono il punto di partenza della sua patologia.


  • LA TEORIA DELLA SESSUALITÀ'

Freud definisce una novità: la teoria della sessualità quale ricerca del piacere erotico. Questa è molto diversa rispetto alle teorie tradizionali, infatti considera l' istinto sessuale come un' energia che presenta caratteri propri. La pulsione sessuale, quindi l' istinto sessuale, prende il nome di "libido". La libido sarebbe una forza che presenta una certa plasticità e una sorta di polimorfismo. Le caratteristiche della libido, plasticità e polimorfismo appunto, permettono a Sigmund Freud di capire sia il meccanismo di formazione dei sintomi nevrotici,  sia le perversioni sessuali. Questa concezione della libido porta il neurologo alla scoperta del mondo infantile nell' ottica sessuale. Freud infatti riconosce nella sessualità infantile 3 fasi, ognuna delle quali presenta una propria funzione e una propria zona erogena:
1) ORALE = FUNZ. DELLA SUZIONE; ZONA ER. BOCCA
2) ANALE = ANO E CONNESSE FUNZIONI CORPORALI COME  ZONE EROGENE
3) GENITALE = ZONA ER. ORGANI GENITALI; SI DIVIDE IN GENITALE E  IN FALLICA
    --> ALLA FASE FALLICA RISALE L' ORIGINE DI CIO' CHE FREUD DEFINISCE COME
         "COMPLESSO DI EDIPO", DALLA RISOLUZIONE DI QUESTO DIPENDE, PER FREUD,
          L' OPPORTUNITA' DA ADULTO DI AVERE UNA VITA SESSUALE NORMALE
          EVITANDO L' INSORGRE DI NEVROSI O ALTRE PATOLOGIE


  • L' ORIGINE DELLA SOCIETA' E DELLA MORALE

Freud sostiene e afferma che la società, la morale e la religione derivano dal bisogno del gruppo sociale di contenere e sviluppare istinti, impulsi e pulsioni universali ma inaccettabili, in quanto immorali e distruttivi. L' osservazione indiretta di Freud delle popolazioni primitive gli offre l' esempio di un modo di organizzazione sociale che sembra appunto dare ragione alle sue ipotesi: la totemica. Quest'ultima gli appare come la forma simbolica tramite cui la collettività riesce a far emergere e a esprimere, in modo controllato e responsabile, l' istinto originale all' incesto e l' aggressività che esso produce. I tabù, come divieti e proibizioni dati dal totemismo, raffigurano per Freud i modelli iniziali delle norme che regolano le società moderne, norme di carattere religioso, morale e civile. Queste stesse norme sono ritenute da Freud sia come modalità di repressione, che allo stesso tempo essenziali alla convivenza, che sarebbe impraticabile se le tendenze egoistiche e amorali dell' Es fossero libere di realizzarsi.

mercoledì 25 marzo 2020

La vita di Freud




Sigmund Freud nasce nel 1856 a Freiberg.
Nel 1860 si trasferisce a Vienna a causa della complicata situazione economica della famiglia.
Successivamente, nel 1881, si laurea in medicina e inizia tirocinio in diversi laboratori di ricerca, proseguendo poi presso il reparto di malattie nervose dell' ospedale viennese e nel 1885 ottiene la libera docenza in neurologia.
Freud oltre a ciò, ottiene anche una borsa di studio che gli consente di andare nella capitale francese presso il dottor Charcot. Al ritorno dalla Francia, nel 1886, Freud apre a Vienna uno studio privato così da poter curare le malattie nervose.
Colpito da un tumore alla mascella, Freud viene quindi sottoposto a numerose operazioni chirurgiche. Ernst Jones, biografo e suo fedele seguace, prende nota dei terribili momenti che Freud, durante la malattia, è costretto ad affrontare. Inoltre Jones appunta il lento declino fisico di Freud (considerato padre della psicoanalisi), fino alla sua morte.
Gli ultimi anni trascorsi da Freud sono tormentati anche dal dilagare della furia nazista, la quale censura i suoi scritti e il movimento psicoanalitico. L' 11 marzo 1938 i nazisti invadono l' Austria, e a tal proposito a Freud viene suggerito di abbandonare la capitale austriaca, egli è però troppo debole per potersi mettere in viaggio. La polizia nazista minaccia S.Freud e la sua famiglia e questo li obbliga a trasferirsi, prima a Parigi e poi a Londra, dove morirà il 23 settembre 1939.

Opere di Sigmund Freud:
- collaborazione con Joseph Breuer alla stesura di "Studi sull' isteria" (1895);
- "L' interpretazione dei sogni"(1900);
- "Psicopatologia della vita quotidiana" (1901);
- "Tre saggi sulla sessualità" (1905);
- "Totem e tabù" (1912-1913);
- "Introduzione alla psicoanalisi" (1915-1917);
- "Al di là del principio del piacere" (1920);
- "Psicologia delle masse e analisi dell' Io" (1921);
- "Il disagio della civiltà" (1929);
- "Costruzioni in analisi" (1937);
- "Psicoanalisi" (1938)

mercoledì 11 marzo 2020

La filosofia di Kierkegaard




S.A. Kierkegaard: autore che ha sottoposto a indagine la condizione umana, mettendone in luce il carattere problematico. Per lui l' esistenza è possibilità, e come tale comporta una difficile scelta tra alternative inconciliabili.

Nemico  dell' idealismo è il danese Kierkegaard, il quale concentra la propria riflessione  sul problema dell' uomo e dell' esistenza e questo spiega il fatto che lui è considerato il precursore
dell' Esistenzialismo.
L' Esistenzialismo è un complesso e particolare fenomeno culturale che si sviluppa in Europa successivamente alla Seconda Guerra Mondiale.

Il filosofo nasce nel 1813 a Copenhagen e si forma nel clima di una cupa religiosità dove era forte il senso del peccato. Søren cresce attanagliato dall' incubo del peccato, incubo che lo porta a nutrire una concezione negativa del rapporto umani e di conseguenza lo porta a maturare una concezione negativa dell' essere dell' uomo.
Nel 1841 il danese si fidanza, ma qualche mese poi improvvisamente tronca il fidanzamento, ormai convinto di non poter realizzare una vita "normale" e di essere un' "eccezione". Lo stesso Kierkegaard ammette di aver compreso e di aver imparato, grazie a questo non semplice passaggio della sua esistenza, una cosa essenziale: Dio ha la precedenza su tutto!
Per venire a capo della propria condizione spirituale, il giovane filosofo decide di  dedicarsi alla letteratura e alla filosofia. Inizialmente Kierkegaard critica l' ironia dei romantici apprezzando, al contrario, l' ironia socratica, intesa da lui stesso come un mezzo per condurre gli uomini alla consapevolezza della drammatica serietà della vita.
L' ironia socratica si basa sul "sapere di non sapere", ciò consiste nel  giudicare la propria conoscenza sempre come perfettibile e limitata.
Kierkegaard trova in Socrate un modello, il suo maestro! In Socrate Kierkegaard vede sintetizzate le tematiche che più apprezza: il bisogno della scelta, l' indagine filosofica come impegno personale che arriva a mettere a repentaglio la vita stessa di chi l' abbraccia.
Kierkegaard nutre una sorta di insofferenza per le costruzioni teoriche e le chiacchiere filosofiche. Per lui è importante capire ciò che ognuno di deve fare, cercare la propria verità, la verità per la quale vivere e per la quale morire.
Ciò che interessa Kierkegaard è quindi riflettere sulla propria esistenza, evidenziandone la problematicità, accentandone l' irrazionalità e le contraddizioni.
Bisogna poi dire che Kierkegaard afferma che quello che conta è il "mio", io, unico, singolo e irripetibile a cui è affidata la responsabilità della scelta.
Il tema della "scelta" è il cardine al quale si sviluppa l' intero pensiero di Kierkegaard. Il cristianesimo del pensatore non è però da confondere con quello della Chiesa ufficiale.
La Chiesa è accusata dal filosofo di essere compromessa con interessi mondani e di trascurare gli aspetti spirituali e interiori che caratterizzano un' autentica religiosità. Gli uomini di Chiesa sono criticati da Kierkegaard per aver limitato il messaggio di Cristo a mera dottrina, ossia per averne fatto una speculazione teologica, tralasciando la parte essenziale del cristianesimo: imitazione dell' esempio di Cristo; impegno a seguire una vita all' insegna di abnegazione, ascesi e sacrificio. 
A differenza di Cristo, il quale aveva testimoniato la sua verità sacrificando la sua stessa vita, i cristiani considerano il cristianesimo come una scelta semplice e leggera.
Kierkegaard si scaglia contro quello che definisce una forma di "ateismo cristiano", questo ignora il volto più severo e inquietante di Dio per poi sostituirlo con una versione addolcita. Si comprende perciò che l' intera riflessione di Kierkegaard parte da una visione fortemente rigorosa e intransigente del messaggio cristiano. 
La scelta cristiana del pensatore non ammette compromessi e si presenta come una secca e obbligata alternativa tra il mondo e Dio. Kierkegaard pone l' uomo di fronte alla drammaticità dell' esistere, che risiede nell' inevitabilità della decisione tra termini contraddittori e inconciliabili. Si tratta di una scelta giocata sul piano dell' esistenza, infatti ciò che dà valore all' uomo è la capacità di assumersi la responsabilità della propria vita.
Kierkegaard individua 3 STADI o FASI che simboleggiano le possibilità esistenziali dell' uomo nel mondo:
1) STADIO ESTETICO
2) STADIO ETICO
3) STADIO RELIGIOSO 

Quest' ultimi sono delle alternative inconciliabili. A questo proposito, Kierkegaard prima pubblica l' opera "Aut-Aut" e dopo pochi mesi "Timore e tremore".

1) STADIO ESTETICO => VITA ESTETICA

La vita estetica è propria dell' uomo che vive nell' istante e nella ricerca continua del piacere, scappando da ciò che gli sembra noioso, ripetitivo e monotono. Per spiegare il suo pensiero, Kierkegaard descrive figure concrete di ioni che vivono assaporando totalmente le bellezze le attrattive dell' esistenza, facendo di questa un' opera d' arte. La vita estetica è rappresentata da Johannes e dalla figura del Don Giovanni. Se Don Giovanni incarna la sensualità allo stato puro, colui che gode del piacere fisico, del possesso e della conquista materiale delle donne; Johannes, al contrario, è il seduttore intellettuale che desidera godere "spiritualmente" dei momenti in cui si abbandona all' amore. A questo obiettivo egli si applica a un calcolo raffinato che concentra e distilla il piacere, sfruttando la donna-amante come strumento di un gioco amabile e senza scrupoli.
Kierkegaard è convinto che la vita estetica sia insufficiente. Chi si dedica solo al piacere disperde la propria personalità nelle esperienze che gli si presentano e si trasforma di continuo, passando da un' opportunità all' altra; egli arriva a svuotare il suo essere e a perdere il significato della sua esistenza, cadendo nella noia e nella disperazione. Kierkegaard nota che la vita, come desiderio costante , come affannosa e insaziabile ricerca di qualcosa che non si ha e mai si potrà ottenere davvero, non può che avere un esito negativo.



2) STADIO ETICO => VITA ETICA

La vita estetica, vita consumata all' insegna dell' appagamento e del piacere, porta alla disperazione. infatti per tutti, secondo Kierkegaard, arriva l' ora della verità (=mezzanotte), nella quale ognuno deve gettare la maschera: dopo il tempo trascorso a "giocare" e nascondersi, giunge il momento dove bisogna guardare in faccia la realtà, dove bisogno scegliere! Nella vita estetica l'uomo si lascia vivere, in balia del piacere dell' attimo. Quando però ci si accorge dello smarrimento che ne deriva,  è necessario allora prendere posizione, assumersi la responsabilità, compiere il passaggio verso lo stadio etico detto anche "stadio del dovere".  Per Kierkegaard la disperazione è una cosa positiva perché, se riconosciuta come condizione propria dell' essere umano avvolto nella superficialità, conduce l'uomo a decidere diversamente, essendo consapevole che nella scelta è in gioco il proprio destino. La "scelta" caratterizza lo stadio etico, stadio dominato da responsabilità. La vita etica è rappresentata dalla condizione del marito. La famiglia meglio esprime  l'ideale del dovere morale nel senso più elevato. Nel matrimonio l' amore acquista spessore e profondità: non si può fare quindi a meno della prosa, della normalità, intesa come dovere e impegno quotidiano. La donna, che nella concezione estetica era oggetto di raffinato piacere, nella vita etica simboleggia la concretezza, l' amabilità, la felicità stabile e durevole. Per Kierkegaard la donna è perfetta nella sua natura finita e terrena, dà pace allo spirito irrequieto, infinito e idealistico dell' uomo caratterizzato dalla brama verso qualcosa di trascendente. Sempre per questo pensatore, la donna sarebbe in buoni rapporti col tempo. Inoltre il lavoro crea la comunità, rappresenta il "dovere"comune a tutti. Nella vita etica l' individuo sottopone la propria individualità alle regole della famiglia e a quelle della società; egli sceglie sé come compito, rende un dovere generale unendo universale e particolare, divenendo un uomo singolo, affrontando e superando la frammentarietà della personalità estetica. La descrizione della vita etica simboleggia il modello di vita borghese, basato sul matrimonio, famiglia e lavoro: una vita segnata dalla solita die rapporti. Sebbene l' apparente serenità, nemmeno lo stadio etico è completamente soddisfacente, sarebbe infatti minacciato da conformismo: un tarlo rode la tranquillità della vita familiare e la normalità dei rapporti lavorativi; ritorna l' insoddisfazione pure in questa situazione apparentemente immobile e appagante.



3) STADIO RELIGIOSO => VITA RELIGIOSA

Possiamo capire che per Kierkegaard lo scopo ultimo dell' uomo è la realizzazione della vita religiosa. Il passaggio allo stadio religioso è preannunciato da sentimenti che conseguono l' inconsapevole disagio per la scelta di un' esistenza incentrata sul proprio io, come il senso di colpa e l' inquietudine. Progressivamente il soggetto comprende il profondo squilibrio tra le cose effimere e la dimensione dell' eterno; avverte l 'inadeguatezza morale di fronte a Dio, la distanza tra la natura di peccatore e la perfezione divina, dunque si pente. Il pentimento è proprio la condizione che introduce al "salto" della fede, tutt' altro rispetto a moralità e ragione. Emblema della vita religiosa è la figura di Abramo, il quale vissuto sempre nel rispetto dei propri doveri, improvvisamente riceve da Dio il comando di uccidere il figlio Isacco, in netto contrasto con ogni legge morale e sociale. Abramo si trova perciò nella situazione di dover scegliere: obbedire o meno all' ordine di Dio, un ordine inconcepibile per la morale del genere umano. Abramo decide di compiere il salto della fede, sceglie infatti Dio; la sua scelta è irrazionale e assurda. La fede è paradosso in quanto è contraria all' opinione umana e del mondo, e implica un rapporto individuale tra Dio e l' uomo. L' irrazionalità del comando divino consiste nel segno che Dio ha scelto il patriarca Abramo e gli ha fatto il dono della fede.
Il senso che emerge dall' episodio biblico è, secondo Kierkegaard, che la fede non tollera alcuna giustificazione razionale e crea inquietudine nell' uomo: la fede è un salto nel buio, è paradosso e scandalo.
L' uomo è ex-sistenza, ovvero un essere che può usare da sé nel senso che è un essere in grado di trascendere la propria condizione proiettandosi nel futuro; l' uomo è progettualità e possibilità, è quello che decide di diventare. La possibilità si presenta perciò come qualcosa di non definito, se volessimo definire il concetto di possibilità, diremo che è un rischio che genera angoscia dato che non è sorretto da alcuna indicazione, è pura possibilità. L' angoscia risulta essere il sentimento essenziale dell' uomo posto innanzi alla propria situazione nel mondo. L' angoscia non si riferisce a nulla in particolare: è piuttosto il pilo sentimento della possibilità. Infatti l' uomo nel relazionarsi alle alternative che gli si offrono non ha sicurezza della loro realizzazione, si trova di fronte a scelte equivalenti ma allo stesso tempo opposte, tra le quali deve prendere posizione rischiando errore e  peccato.
Per quanto l'uomo non possa riscattarsi dal senso angosciante della libertà, può trovare nella fede in Cristo una via per uscire dal dramma della sua esistenza. L' uomo, oltre che dall' angoscia, è caratterizzato dal sentimento della disperazione. La disperazione si riferisce alla soggettività, riguarda il suo rapportarsi a se stessa. Kierkegaard spiega che l' uomo può essere disperato in un senso duplice: quando non riesce ad accettarsi per quello che è e quando si accetta per quello che è. In entrambi casi la possibilità va incontro allo scacco, si mostra come "impossibilità". La disperazione è perciò dettata dal bisogno e impossibilità della scelta e in questo senso è definita come "malattia mortale" dell' io, tormentato da un' insanabile lacerazione tra finito e infinito, realtà e possibilità.
La fede è l' unico antidoto alla disperazione!
La fede non è rassicurante poiché sconvolge la ragione e super ia suoi limiti. Tutti i dogmi del cristianesimo sono infatti apparentemente contraddittori, a partire da quello della trascendenza di Dio. Poi nella figura di Cristo il paradosso della religione raggiunge la sua massima manifestazione.
La fede quindi si può dunque solo vivere!
Nel bisogno di basare l' esistenza umana su Dio si esprime l' estraneità di Kierkegaard rispetto al proprio tempo, un tempo che nutriva molta fiducia nel progresso dell' umanità e nella storia. La prospettiva filosofica  di S.A. Kierkegaard è impegnativa e complessa, ma di straordinaria suggestione, dato che i temi che tratta riguardano da vicino gli uomini di tutti i tempi.















domenica 8 marzo 2020

La vita di Kierkegaard




Søren Aabye Kierkegaard nasce il 5 maggio 1813 a Copenhagen e muore sempre a Copenhagen nel novembre del 1855 a soli 42 anni, rifiutando di ridere i sacramenti.
Il danese, sin dall' infanzia, viene educato severamente e con rigore religioso. La sua giovinezza trascorre sotto il segno della malinconia. Lui stesso, infatti, confessa di essere vittima di questa condizione e di sentirsi angustiato dall' intera esistenza. Egli cerca di nascondere questo sentimento attraverso una vita stravagante!
Kierkegaard viaggia molto poco, compie infatti solo alcune trasferte presso l' Università di Berlino per presenziare alle lezioni della "nuova filosofia" di Schelling. Di quelle lezioni Kierkegaard redige puntuali appunti, i quali vengono successivamente pubblicati e che rappresentano un fondamentale documento per la ricostruzione del pensiero di Schelling.
Quando l' Europa è pervasa dai moti rivoluzionari, Kierkegaard assume una posizione reazionaria, scorgendo in essi una sorta di minaccia: minaccia per il singolo e per la vita religiosa. A proposito dei moti rivoluzionari, il filosofo matura un atteggiamento critico nei confronti dei movimenti delle masse in generale, questo atteggiamento accompagnerà Kierkegaard per tutta la sua vita.

Nel 1855 Kierkegaard si fa capo di una serrata critica verso l'opportunismo e il conformismo religioso. 

Opere di Kierkegaard:
-1834 = Diario;
-1843 = Aut-Aut;
          = Timore e tremore;
          = La ripresa;
-1844 = Il concetto dell' angoscia;
          = Briciole di filosofia;
-1845 = Stadi sul cammino della vita;
-1848 = Postilla conclusiva non scientifica;
-1849 = La malattia mortale


Inoltre nell' ultimo anno della sua vita, Kierkegaard pubblica nove fascicoli del periodico
"Il Momento", in cui cerca di ricostruire il senso genuino del cristianesimo in conflitto con la Chiesa ufficiale danese, accusata da lui stesso di essere estremamente legata a interessi mondani e di non seguire i comandamenti di Cristo.