domenica 29 dicembre 2019

Il Marxismo



LE CARATTERISTICHE GENERALI DEL MARXISMO:
Il pensiero di Marx è contrassegnato dalla sua irriducibilità alla dimensione puramente filosofica, sociologica o economica e dal suo porsi come analisi globale della società e della storia. Il pensiero di Marx è pervaso da un energia totalistica che investe i diversi settori dello scibile, ossia la tendenza a indagare il fatto sociale nell’unità organica delle sue manifestazioni. Un secondo contrassegno del Marxismo è costituito dal suo legame con la prassi, ovvero la sua tendenza ad interpretare l’uomo ed il mondo come impegno di trasformazione rivoluzionaria. Marx proseguì per tutta la sua vita l’ideale dell’unione tra teoria e prassi ovvero, di tradurre in atto, quell’incontro tra realtà e razionalità che Hegel aveva solo pensato. 
Le influenze culturali che stanno alla base del Marxismo sono tre:
- la filosofia classica tedesca;
- l’economia politica borghese; 

- il pensiero socialista.

LA CRITICA AL MISTICISMO LOGICO DI HEGEL:
L’Hegelismo ha esercitato su Marx un notevole influsso che, anche quando Marx si allontanerà da Hegel, resterà nel suo pensiero. Il primo testo in cui Marx si confronta con Hegel è “La critica della filosofia del diritto di Hegel”. Lo scritto e filosofico e politico al tempo stesso: possiamo distinguere un momento filosofico-metodologico ed uno storico- politico. 
Secondo Marx lo stratagemma di Hegel consiste nel trasformare le realtà empiriche in manifestazioni necessarie dello Spirito. Egli gli critica il fatto di aver portato il finito nell’infinito attraverso una prassi ideale quale la ragione.
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Questo è definito da Marx come misticismo logico poiché le istituzioni finiscono per essere allegorie o personificazioni di una realtà spirituale che se ne sta occultata dietro di essi. Marx oppone al metodo mistico di Hegel il proprio metodo trasformativo che consiste nel riconoscere di nuovo ciò che è veramente soggetto e ciò che è veramente predicato. L’esito del giustificazionismo speculativo di Hegel è anche politico che si trasforma nell’accettazione delle istituzioni statali vigenti. Marx apprezza di Hegel la sua dialettica, che consiste nella realtà come totalità storico-processuale costituita di elementi concatenati tra loro.

LA CRITICA ALLO STATO MODERNO E AL LIBERALISMO:
Alla base della teoria di Marx vi è la critica globale della civiltà moderna e dello stato liberale. Il punto di partenza del pensiero di Marx è la convinzione che la categoria del moderno si identifichi con quella della scissione, che prende corpo nella frattura tra società civile e stato. Nel mondo moderno l’uomo è costretto a vivere due vite: una interna come borghese e una in cielo come cittadino. Tuttavia il cielo dello stato è puramente illusorio. Lo stato non fa che riflettere e sancire gli interessi particolari dei gruppi e delle classi. 
In sintesi, la civiltà moderna rappresenta la civiltà dell’egoismo e delle particolarità reali e la società della fratellanza e delle universalità illusorie. Marx scorge i tratti essenziali della società moderna nell’individualismo e nell’atomismo. Lo stato post-rivoluzionario è la proiezione politica di una società strutturalmente a-sociale o contro-sociale. Marx rifiuta tutti gli aspetti della società liberale compresi: il principio della rappresentanza ed il principio della libertà individuale. Marx vuole un modello di democrazia sostanziale o totale in cui esiste una compenetrazione perfetta tra individuo e comunità e che l’unico modo per realizzare una comunità solidale sia l’eliminazione delle disuguaglianze tra gli uomini, dunque: la proprietà privata. Marx propone il ricorso al suffragio universale e l’arma alla quale fa appello è la rivoluzione sociale, di cui ha individuato anche il soggetto esecutore: il proletariato (colui che deve eseguire la condanna storica). All’emancipazione politica egli contrappone l’emancipazione umana che mira alla democrazia e all’uguaglianza sostanziale.

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LA CRITICA ALL’ECONOMIA BORGHESE:
Nei confronti dell’economia borghese, Marx ha un duplice atteggiamento: da un lato la considera come l’espressione teorica della società capitalistica, dall’altro l’accusa di fornire un’immagine falsa del mondo borghese. Marx è convinto che ciò sia dovuto ad una incapacità di pensare in modo dialettico che crea un disagio nel proletariato che sfocia nell’alienazione. Il concetto di alienazione in Hegel riveste un significato negativo e positivo al tempo stesso.
In Feuerbach è qualcosa di puramente negativo poiché questo termine aveva una valenza prevalentemente religiosa: “non è Dio che crea l’uomo ma è l’uomo che crea Dio”. Marx si rifà soprattutto a quest’ultimo ed intende l’alienazione come condizione patologica di scissione, dipendenza e auto estraneazione. Tuttavia, la considera un fatto reale, di natura socio economica.
L’alienazione dell’operaio viene descritta da Marx sotto quattro aspetti:
a) il lavoratore è alienato rispetto al prodotto della sua attività: in quanto egli produce un oggetto che non gli appartiene;
b) il lavoratore è alienato rispetto alla sua stessa attività: la quale prende la forma di un lavoro forzato in cui l’uomo è strumento di fini estranei e si sente bestia quando dovrebbe sentirsi uomo e uomo quando si comporta da bestia;
c) il lavoratore è alienato rispetto alla propria essenza: non si sente realizzato nel suo lavoro;
d) il lavoratore è alienato rispetto al prossimo: poiché il datore di lavoro costringe a produrre secondo la logica del profitto.
La causa dell’alienazione è dunque la proprietà privata dei mezzi di produzione, è possibile mettere fine all’alienazione attraverso una lotta di classe del proletariato che deve dare avvio ad una nuova società, ovvero quella comunista.


IL DISTACCO DI FEUERBACH E L’INTERPRETAZIONE DELLA RELIGIONE IN CHIAVE SOCIALE:
La principale rivoluzione teoretica di Feuerbach consiste nella rivendicazione della naturalità e della concretezza degli individui umani viventi e nel rifiuto dell’idealismo di Hegel. Feuerbach, a differenza di Marx non ha considerato come l’uomo, più che natura, sia società e storia. Marx sostiene che l’individuo è reso tale dalla società storica in cui vive. Un secondo punto che unisce e divide Marx da Feuerbach è l’interpretazione della religione. Pur avendo scoperto il meccanismo dell’alienazione religiosa, Feuerbach non è stato in grado, secondo Marx, di cogliere le cause reali del fenomeno religioso.
Per Marx le radici del fenomeno religioso non vanno cercate nell’uomo in quanto tale ma in una determinata tipologia storica di società. La religione viene vista come “oppio dei popoli” secondo la quale la religione è il prodotto di un umanità alienata e sofferenza a
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causa delle ingiustizie sociali. Se la religione è il frutto malato di una società malata, l’unico modo per sradicarla è quello di distruggere le strutture sociali che la producono.

LA CONCEZIONE MATERIALISTICA DELLA STORIA:
Il passaggio di Marx dall’umanismo al materialismo storico coincide con la transizione dall’antropologia speculativa al sapere reale della storia. L’ideologia appare come una falsa rappresentazione delle realtà. La storia è condizionata dalle cose materiali: l’economia.
 Marx vuole cogliere la realtà della storia e non l’ideologia. La storia è un processo materiale fondato sulla dialettica bisogno-soddisfacimento. Alla base della storia vi è dunque il lavoro inteso come creatore di civiltà e di coltura e come ciò attraverso cui l’uomo si rende tale.

STRUTTURA E SOVRASTRUTTURA:
Nell’ambito della produzione sociale dell’esistenza che costituisce la storia, bisogna distinguere:
- forze produttive: con le quali Marx intende tutti gli elementi necessari al processo di produzione ossia: forza lavoro, mezzi di produzione e conoscenze tecniche scientifiche;
- rapporti di produzione: con i quali Marx intende i rapporti che si instaurano tra gli uomini nel corso della produzione (tra le diverse classi sociali, tra datore di lavoro e dipendente); 

Forze produttive e rapporti di produzione, costituiscono nell’insieme, il mondo di produzione. L’insieme dei rapporti di produzione costituisce la struttura, ovvero lo scheletro economico della società. La struttura rappresenta il piedistallo concreto su cui si eleva una sovrastruttura giuridico-politico-culturale; il termine sovrastruttura indica che i rapporti giuridici, le forze politiche, e le dottrine etiche, artistiche, religiose e filosofiche sono espressioni dirette dei rapporti che definiscono la struttura di una certa società storica. Con l’espressione materialismo storico si indica la teoria secondo cui le vere forze motrici della storia non sono di natura spirituale, bensì materiale o socio-economica.

LA DIALETTICA DELLA STORIA:
Ogni società opera sulla base delle forze produttive e rapporti di produzione ma in modo diverso. Poiché le forze produttive si sviluppano più rapidamente dei rapporti di produzione, ne segue una situazione di contraddizione tra i due elementi che genera un epoca di rivoluzione sociale. Infatti, le nuove forze produttive sono sempre incarnate da una classe in ascesa, mentre i vecchi rapporti di proprietà sono incarnati da una classe dominante al tramonto. Di conseguenza risulta inevitabile lo scontro. Questo modello teorico trova la propria semplificazione nella Francia del 700, dove vi fu uno scontro aperto tra la borghesia (espressione delle nuove forza produttive) e l’aristocrazia (espressione dei vecchi rapporti di proprietà feudali). Vinse la borghesia. Nel capitalismo moderno, si
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delinea una contraddizione sempre più forte tra forze produttive sociali e rapporti di produzione privatistici. La fabbrica moderna, pur essendo proprietà di un capitalista, produce soltanto attraverso un lavoro collettivo di operai.
Secondo Marx se sociale è la produzione della ricchezza, sociale deve essere la distribuzione di essa. Questo implica che il capitalismo porta in se il socialismo. Le grandi formazioni economico-sociali individuate dal Marxismo sono: la comunità primitiva, società asiatica, società antica, società feudale, società borghese, società socialista. Indubbio è che per i classici del Marxismo, procede dal comunismo primitivo al comunismo futuro, altrettanto in dubbio è che questo diagramma storico di sviluppo della civiltà poggi sulla tesi secondo cui il comunismo è lo sbocco inevitabile della dialettica storica. Per Marx la dialettica è quel metodo di indagine che consiste nel prospettare la realtà studiata come una totalità in divenire.
Secondo Marx:
- il soggetto della dialettica storica è rappresentato dalla struttura economica e dalle classi sociali;
- la dialetticità del processo storico è concepita come empiricamente e scientificamente osservabile attraverso i fatti stessi;
- le opposizioni che muovono la storia sono concrete e determinate.


IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA:
“Il manifesto del partito comunista” (1848) viene scritto e pubblicato a spese di Marx poiché i contenuti erano anti liberali. Esso rappresenta un’efficacie sintesi della concezione Marxista del mondo, i punti salienti del documento sono:
1. Analisi della funzione storica della borghesia;
2. Il concetto della storia come lotta di classe e il rapporto tra proletari e comunisti;
3. La critica dei socialismi non scientifici (differenza tra socialismo utopistico e socialismo scientifico).

1. In questa prima parte mette in evidenza i limiti che giustificano la lotta di classe. A differenza delle classi sociali dominanti nel passato, la borghesia, non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione e l’insieme dei rapporti sociali.
2. Le moderne forze produttive si rivoltano contro i vecchi rapporti di proprietà tanto che il proletariato non può fare a meno che mettere in opera una dura lotta di classe. La lotta di classe viene individuata come soggetto autentico della storia.

3. Marx divide la letteratura socialista in tre tendenze di fondo:
- socialismo reazionario: attacca la borghesia secondo parametri conservatori, presenta tre forme: feudale (auspica l’abolizione della società capitalistica moderna e il recupero del passato), piccolo-borghese (esprime il punto di vista della piccola borghesia rovinata dal
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capitalismo industriale), tedesco;
- socialismo conservatore: esso è incarnato dagli economisti filantropi che ritengono possibile rimediare agli inconvenienti sociali del capitalismo senza distruggere il capitalismo stesso;
- socialismo utopistico: costituito da idee pre-marxiane che non riconoscono al proletariato una funzione storica e rivoluzionaria autonoma. A questo tipo di socialismo Marx contrappone il socialismo scientifico, basato su un analisi critico-scientifica dei meccanismi sociali del capitalismo.


IL CAPITALE:
Nel saggio intitolato “il Capitale” Marx mette in evidenza i meccanismi strutturali della società borghese al fine di svelare la legge economica della società moderna. All’inizio dell’ opera egli punta l’attenzione sulla merce e di essa mette in evidenza due aspetti: la merce ha un valore d’uso e un valore di scambio.
- valore d’uso: in quanto deve poter servire a qualcosa;
- valore di scambio: in quanto deve garantire la possibilità di essere scambiata con altre merci. Posso scambiare una merce con una differente avente un comune denominatore (quantità). Il prezzo della merce non è un dato certo poiché il valore di scambio deve poggiare su qualcosa di stabile: lavoro socialmente necessario per produrre quella merce. Per lavoro socialmente necessario si intende un lavoro medio (esempio: In due ore posso produrre due uova o dieci uova).
Marx contesta il cosiddetto feticismo delle merci che consiste nel considerare le merci come se avessero un valore in se stesso autonomo e per se stesso, non considerando così il lavoro che c’è dietro. Secondo Marx la caratteristica del capitalismo è costituita dal fatto che in esso la produzione non è finalizzata al consumo bensì al profitto. Il processo di produzione pre-capitalistico si fonda sulla formula M-D-M (merce-denaro-merce). Ad esempio il contadino produce verdura che frutta denaro, e quel denaro viene impiegato per altra merce. Il processo di produzione capitalistico si fonda sulla forma D-M-
(denaro- merce-+denaro). Ad esempio, per produrre la merce viene investito denaro e con la vendita della merce bisogna ricavare denaro maggiore di quello investito. Il plusvalore è prodotto dal pluslavoro, produce il profitto. Il plusvalore genera il profitto ma non coincide con esso poiché il profitto è sempre inferiore perché c’è un capitale costante (investito nei macchinari) ed uno variabile (salari). Il tasso del plusvalore risiede nel rapporto tra il plusvalore e il capitale variabile (salari).
Il capitalista per poter dirigere la fabbrica, è costretto ad investire non solo in salari ma anche in impianti, per tanto il tasso del profitto risiede nel rapporto tra il plusvalore e la somma del capitale costante e del capitale variabile.

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TENDENZE E CONTRADDIZIONI DEL CAPITALE:
C’è però un anello debole: non tutto il plusvalore lo intasca il datore di lavoro, dunque investe sui macchinari per produrre e guadagnare di più. Se investe sui macchinari aumenta il capitale costante, dunque diminuisce il capitale variabile, ma è il capitale variabile a garantire il plusvalore. Questo determina la caduta tendenziale del tasso di profitto. L’investimento nelle macchine, secondo Marx, è il tallone d’Achille che segnerà la caduta del capitalismo.

LA RIVOLUZIONE DELLA DITTATURA DEL PROLETARIATO:
Le contraddizioni della società borghese rappresentano la base della rivoluzione del proletariato, il quale attua il passaggio dal capitalismo al comunismo. L’obbiettivo era quello di passare da una società divisa in classi sociali ad una società priva di esse. Per fare ciò bisogna eliminare la proprietà privata. La rivoluzione deve portare all’eliminazione dello stato poiché esso si è sempre identificato con la classe sociale al potere; prima di eliminare lo stato, bisogna eliminare la proprietà privata e dunque le classi sociali, poiché se non ci sono queste ultime lo stato non ha motivo di esistere. Marx ritiene che la dittatura del proletariato si configuri come la misura politica fondamentale del processo rivoluzionario. Esso rappresenta il passaggio transitorio alla società borghese a quella comunista. Il proletariato distrugge lo stato borghese e attua un processo comunista.

LE FASI DELLA FUTURA SOCIETA’ COMUNISTA:
Nei “manoscrittiMarx distingue un comunismo rozzo (ha bisogno di essere perfezionato, vi è lo stato) e un comunismo autentico (non ci sono classi sociali). 
Nel comunismo rozzo la proprietà viene trasformata in proprietà di tutti, ovvero nazionalizzata; la comunità assume il ruolo di una grande capitalista. 
Il comunismo rozzo, secondo Marx, è dominato dalla categoria dell’avere e ha le sue radici nell’invidia. 
Il comunismo autentico si realizza quando l’uomo cessa di intrattenere con il mondo rapporto di puro possesso e consumo.
 Marx sostiene che deve scomparire la categoria dell’avere dunque, all’homo oeconomicous contrappone un uomo nuove, considerato come un essere totale, che esercita in modo creativo l’insieme delle sue potenzialità.
Nella “critica del programma di Gotha” Marx distingue due fasi fondamentali della futura società comunista.  Nella prima fase vige il principio “a ciascuno secondo il suo lavoro”; nella seconda fase vige il principio “ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i sui bisogni”.







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