1804-1872
= Fondatore dell’ateismo filosofico ottocentesco
Il programma di Feuerbach è quello di compiere una critica assoluta al modo in cui idealismo e religione si rapportano con il mondo. Il filosofo si prefigge lo scopo di stravolgere i rapporti reali tra soggetto e predicato attraverso un’inversione di tali rapporti tradizionali.
Infatti l’idealismo e la religione esprimono una visione rovesciata delle cose, in quanto rendono soggetto (ad es. il pensiero) ciò che nella realtà è predicato e predicato (ad es. l’essere) ciò che nella realtà è soggetto. In altri termini, fanno della causa (ad es. l’essere) l’effetto e dell’effetto (ad es. il pensiero) la causa.
Il filosofo applica la sua filosofia materialistica anche alla religione, introducendo una nuova concezione secondo cui non sarebbe stato Dio a creare l’uomo, ma sarebbe stato l’uomo a creare Dio, infatti quest’ultimo per il filosofo costituisce una proiezione dell’uomo.
Infatti, secondo tale concezione, Dio costituisce una sorta di proiezione illusoria che incarna determinate qualità dell’uomo, come la ragione, il cuore e la volontà. Nella sua opera intitolata “L’essenza del cristianesimo”il filosofo sostiene che la religione costituisce l’insieme dei rapporti dell’uomo con il proprio io (l’essere). Quindi tutte le caratteristiche dell’essere divino, corrispondono a quelle dell’essere umano.
L’antropologia è la chiave di lettura della religione: se Dio altro non è che la proiezione illusoria dell’ operata dall'uomo del proprio essere, allora è evidente che dio è semplicemente l'immagine che l'uomo ha di se stesso e quindi per questo motivo, il filosofo sostiene che alla base della religione vi è l'antropologia (cioè l'uomo stesso), che è anche la sua chiave di lettura.
Il filosofo ha dato 3 interpretazioni circa la nascita dell’idea di Dio.
- Per dare una risposta a questa incognita, egli sostiene che l’uomo possiede non solo la coscienza di sé come individuo, ma anche come specie; e quindi se da una parte, come uomo si sente debole e impotente, dall’altra come specie si sente onnipotente e infinito. E da questo deriva la personificazione di Dio delle qualità della specie umana. E quindi la religione deriva dalla coscienza dell’infinito, ovvero della consapevolezza dell’uomo dell’infinità del suo essere.
- Un’altra interpretazione che il filosofo da all’origine dell’idea di Dio è l’opposizione tra volere e potere; tale opposizione secondo il filosofo porta l’uomo a creare la divinità, che incarna la realizzazione di tutti i suoi desideri.
- Altre volte, poi il filosofo sostiene che l’idea di Dio derivi dal sentimento di dipendenza dell’uomo nei confronti della natura; infatti, tale sentimento spinge l’uomo a venerare cose senza cui egli non potrebbe ne esistere, ne vivere, come la luce, la terra, l’aria, l’acqua e così via. Infatti, proprio per dimostrare questo fatto il filosofo cita l’esempio dei messicani, che “veneravano” il sale.
L’alienazione: Il filosofo sostiene che indipendentemente dalla sua origine, la religione rappresenta una forma di alienazione. Tale termine, che venne utilizzato anche da Hegel e Marx, indicava lo stato patologico attraverso cui l’uomo proietta fuori di sé una potenza superiore, che è Dio, alla quale egli si sottomette.
L’ateismo: In base a ciò, l’ateismo non costituisce soltanto un gesto di onestà filosofica, ma come un dovere morale. In quanto è dovere dell’uomo recuperare e riportare dentro se stesso tutte le qualificazioni positive che egli ha proiettato fuori di sé, “creando” Dio. In sostanza ciò che è diventato soggetto della religione, deve ritornare ad essere predicato; quindi Dio che rappresenta la sapienza non deve essere più il soggetto, e l’amore e la volontà l’oggetto della religione, ma viceversa. Da ciò deriva il nuovo compito della filosofia, che non è più quello di porre l’uomo come un “prodotto di Dio”, ma al contrario, deve essere quello di risolvere Dio nell’uomo (nel senso che Dio diventa un prodotto dell’uomo).
Il filosofo sebbene inizialmente fosse un seguace di Hegel, successivamente definì la sua filosofia come una teologia razionalizzata, secondo la quale la realtà è l’espressione in termini di ragione della teologia (secondo cui la natura è stata creata da Dio, e l’essere materiale da un essere astratto).
Infatti, la critica che il filosofo muove nei confronti di Hegel è di concepire lo spirito come una realtà vera da cui deriva sia l’uomo, che la natura e la stessa storia umana. Mentre per F, la vera realtà è il finito (la natura, l’uomo concreto), mentre lo spirito è solo un qualche cosa di secondario, che viene dopo la vita reale. Quindi, secondo F. lo spirito di Hegel è una fantasma di noi stessi, ovvero una sorta di astrazione. Il termine astrarre significa “portare fuori”, quindi portare l’essenza della natura al di fuori della natura, l’essere dell’uomo al di fuori dell’uomo e così via. Per questo motivo, l’essere della teologia, è un essere trascendente (ovvero l’essere dell’uomo proiettato al di fuori dell’uomo stesso).
Feurbach compiendo una critica della filosofia di Hegel , crea una nuova filosofia incentrata sull’uomo. Questa nuova filosofia (filosofia dell’avvenire), assume i connotati di un’ umanismo naturalistico:
- umanismoin quanto rende l’uomo l’oggetto unico e universale e il fine della filosofia
- naturalistico, in quanto concepisce la natura come la realtà primaria (una scienza universale) da cui ogni cosa deriva, incluso l’uomo.
Il punto di partenza di questa filosofia è rappresentato dal riconoscere l’uomo come una realtà vivente, fatta di “carne e sangue”, con una sensibilità e dei bisogni fisici, da cui logicamente dipende. La sensibilità non è una qualità che ha un valore unicamente conoscitivo, ma possiede anche un valore pratico, che è collegato al sentimento d’amore.
L’amore è una passione fondamentale, che ci fa tutt’uno con la vita; è il motore della vita, ciò che ci apre al mondo; quel qualche cosa che quando esiste rende l’uomo felice, e quando manca lo rende infelice. Ed è anche per questo che l’io da solo non può stare, ma esiste solo insieme al tu.
O meglio, l’uomo non può stare senza l’altro uomo: le idee scaturiscono dalla comunicazione, per creare un uomo sono necessari due uomini e attraverso la coscienza dell’esistenza dell’altro si ha la certezza dell’esistenza di altre cose oltre all’io.
In base al fatto che l’io ha un senso solo in relazione al tu, Feuerbach pensò una nuova teoria, nota come la teoria degli alimenti, secondo cui l’uomo è ciò che mangia. Tale espressione significa che:
- l’uomo ha una realtà psico-fisica;
- se si vogliono migliorare le condizioni di un popolo bisogna migliorare le sue condizioni materiali (la fame e la sete abbattono non solo il fisico, ma anche il morale).
In base a ciò, si può dire che la filosofia di Feuerbach, costituisca una forma di filantropia, in quanto il filosofo sposta l’attenzione da Dio all’uomo, sostituendo l’amore per Dio con l’amore per l’uomo, la fede in Dio con la fede nell’uomo e così via. Ed è anche per questo che si parla di ateismo (proprio perché Dio non ha più alcun ruolo, ma viene sostituito direttamente dall’uomo).
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